112 anni di “Valore per la Comunità”
È l’Associazione aderente a ViVaCom più longeva. E, con una bella dose di consapevolezza e di saggezza, si presenta oggi nelle nostre pagine di appunti di viaggio. Parliamo della Società del Quartetto di Vicenza, associazione senza scopo di lucro che da oltre un secolo organizza e promuove stagioni di concerti, festival musicali e singoli eventi concertistici, oltre a percorsi di formazione musicale, e che oggi si fa conoscere attraverso le parole di Paolo Meneghini, responsabile Ufficio Stampa.
La Società del Quartetto di Vicenza ha una storia lunga 112 anni. Possiamo dire che è diventata un “Valore per la Comunità” nel tempo?
Certo, la Società del Quartetto è stata un “Valore per la Comunità” fin dagli esordi, se pensiamo che prima del 1910 a Vicenza (e in molte parti d’Italia) la Musica che si ascoltava nei teatri e nelle chiese era quasi esclusivamente rappresentata dal genere operistico o da quello sacro. Con il sorgere di sodalizi come il nostro, che in qualche modo è figlio della più antica Società del Quartetto di Milano, il pubblico iniziò ad avere la possibilità di ascoltare anche l’altra musica, ovvero tutto l’enorme repertorio solistico, da camera e sinfonico che fino ad allora veniva eseguito in case private o per consessi riservati.
E quali valori muove il suo operare? Sono cambiati nel tempo?
I valori sono cambiati con i cambiamenti culturali e sociali. Se agli esordi la Società del Quartetto era un circolo in qualche modo elitario, potremmo dire anche un po’ snob, dagli anni ’60 in poi l’associazione si è via via aperta ad un pubblico nuovo anche con una politica di prezzi che tenesse conto di tutte le fasce sociali.
I cambiamenti sono venuti anche nelle proposte dei nostri concerti. Per esempio, negli anni ’70 e ’80 abbiamo presentato le avanguardie della musica contemporanea; dalla fine degli anni ’80 abbiamo ospitato il filone emergente della cosiddetta prassi esecutiva (ovvero le esecuzioni filologiche su strumenti d’epoca); negli stessi anni abbiamo contribuito a dare dignità “classica” a strumenti come la chitarra che fino ad allora erano ai margini della musica “colta” (il grande Segovia è stato fra i nostri ospiti); abbiamo aperto le porte al jazz (il mitico Modern Jazz Quartet è nel nostro libro d’oro), al repertorio vocale, a quello folk, alla musica d’autore italiana. Insomma, con il passare degli anni il concetto di Musica da noi ha assunto un significato sempre più ampio.
Non solo festival, concerti, informazione, ma anche “Education”. Quali attenzioni riservate alle fasce di popolazione più giovani?
Investiamo sulla crescita musicale dei giovani da almeno 40 anni con decine di proposte concertistiche ad hoc per ogni stagione, attraverso convenzioni con gli istituti scolastici della Provincia, collaborazioni con il Conservatorio e altre scuole di musica, corsi per insegnanti, biglietti e abbonamenti con forti scontistiche e molto altro.
In pratica organizziamo spettacoli e favoriamo l’accesso alla musica per una fascia di età compresa fra i 4 e i 25 anni.
È una bella sfida, oggi, puntare su di loro, su questi giovani?
La viviamo come una vera e propria missione, più che una sfida. Senza dimenticare, tuttavia, che è quasi fisiologico che ci si avvicini alla musica cosiddetta colta quando si raggiunge una certa maturità. Ed è così in qualsiasi parte del mondo: non ci vengano a dire che nei Paesi considerati culturalmente più evoluti di noi le sale da concerto o i teatri d’opera sono pieni di giovani. Basta guardare un concerto su YouTube per rendersi conto che anche altrove la stragrande maggioranza del pubblico è dagli “anta” in su.
Quello che stupisce, casomai, è che fra i giovani che frequentano i concerti siano latitanti proprio gli studenti di musica. Bisognerebbe che la frequentazione dei concerti che hanno per protagonisti i grandi interpreti della musica fosse considerata un’attività formativa obbligatoria dagli stessi Conservatori. C’è tantissimo da imparare anche assistendo ad un concerto.
C’era una città in corsa per essere promossa a Capitale della Cultura Italiana 2024. Quanto la cultura – che voi stessi diffondete – può fare la differenza in una comunità?
Alla Società del Quartetto siamo sempre un po’ cauti ad utilizzare il termine cultura, che spesso crea diffidenza e tiene lontana la gente dai teatri. Quante volte ci siamo sentiti dire “ah, io non vado ai concerti perché non me ne intendo, non ne so nulla di musica classica”! Il fatto è che nella musica non c’è nulla da capire e per ascoltarla non occorre essere degli intenditori: basta solo lasciarsi prendere dalle note, farsi emozionare, iniziare a distinguere epoche e autori, i vari generi, scoprire i diversi timbri degli strumenti e concerto dopo concerto farsi un’idea di ciò che piace e ciò che non piace. C’è chi va pazzo per i madrigali del Rinascimento e chi li trova noiosi, chi adora Mozart e chi gli preferisce di gran lunga Brahms, chi stravede per i grandi autori russi e chi è invece affascinato dai maestri francesi.
La musica è una forma di spettacolo e lo spettacolo – sia esso una pièce teatrale, un balletto, un film, una mostra d’arte, un concerto, un musical – è sempre una forma di cultura.
Siete tra i primi sottoscrittori alla filiera Vicenza Valore Comunità. In cosa vi sentite affini con essa?
Società del Quartetto investe da sempre nell’educazione musicale.
Per noi investire sulla crescita musicale dei giovani significa prendersi cura della comunità, del territorio. Crediamo nel valore di una Comunità educante in grado di promuovere esperienze di crescita umana e di relazioni. Andare ad un concerto non significa solo emozionarsi o conoscere nuove opere musicali, ma anche creare un’occasione per condividere con altri impressioni e sensazioni appena vissute non solo individualmente, ma anche socialmente.
Crediamo, inoltre, nell’importanza di creare una rete impresa-comunità che sostenga la crescita e lo sviluppo non solo culturale, ma anche sociale ed economico della città. La nostra stagione musicale e i nostri festival sono frutto del supporto di imprese che investono nella cultura cittadina. Al contempo Società del Quartetto, portando nella città di Vicenza artisti internazionali e pubblico da tutto il mondo, genera turismo che permette alle imprese stesse di avere una fonte importante di guadagno. Questo genera una circolarità economica che permette alla cultura di essere sostenibile e al contempo un modello di crescita in rete all’interno del quale imprese e comunità educanti diventano parte pro-attiva dello sviluppo della città.
È nel “fare rete” (nelle relazioni) che, secondo voi, si può trovare la soluzione a tante povertà e fragilità del nostro territorio?
La rete da sola non può essere la soluzione a tante povertà e fragilità che, oltre ad un supporto come quello offerto da Valore Comunità, hanno bisogno del sostegno delle istituzioni pubbliche. Tuttavia il fare rete consente di creare un tessuto di aiuto importante al quale poter accedere. Unire risorse, persone e conoscenze per raggiungere obbiettivi comuni permette di poter creare progetti ambiziosi che possono effettivamente dare delle risposte ad alcuni dei problemi del nostro territorio.
La varietà dei campi di intervento dei partner di Valore Comunità e la loro singola storia nel territorio permettono uno scambio reciproco di informazioni e buone pratiche necessarie alla costruzione di una comunità educante attiva, in grado di accogliere le situazioni di disagio incontrate e di dirottarle verso percorsi utili.
La rete è in grado di mettere in moto un processo compartecipat(t)ivo ed inclusivo capace di far dialogare il territorio facendo emergere le difficoltà da una parte e le molteplici opportunità dall’altra e diventando uno strumento di confronto fra istituzioni e cittadini.